Poiché l’orchestra moderna è quella che senti maggiormente nei film, nei videogame, nei documentari, nelle serie tv, nelle canzoni di grandi artisti e nelle pubblicità, è a essa che i corsi di formazione del percorso IMJO Compositori Produttori si riferiscono. In essi vediamo come scrivere per orchestra e quali sono alcune delle tecniche per emularla con i virtual, il midi e, potendo, con l'aggiunta di qualche strumento reale.
La grande orchestra cinematografica è il modello
Sarai d’accordo con me che non è possibile emulare ciò che non si conosca perfettamente. Vedere come comporre e produrre le tue musiche indifferentemente con orchestra reale e non, è ciò che si apprende nel corso specifico di IMJO compositori produttori dal titolo: “Orchestrazione per il compositore di oggi”.
Nell’articolo Orchestrazione e tecnologia, pubblicato in precedenza, ti ho dato alcuni primi importanti suggerimenti per formarti l’orecchio e cominciare ad avere nella mente il suono di un'orchestra vera, cioè il modello da emulare.
Per darti ulteriori possibilità di ampliare le tue conoscenze dell’orchestra così da evolverti come compositore, orchestratore e produttore, ti racconto, mooolto succintamente e dal punto di vista di ciò che ci è indispensabile conoscere da compositori produttori, come si è articolato lo sviluppo dell’orchestra e di come l'evolversi dei compositori e delle loro musiche abbia costruito nel tempo l’alfabeto con cui noi oggi possiamo descrivere ogni sorta di scena, sentimento, sequenza, atmosfera, ecc.
Apriamo il forziere dei tesori degli orchestratori
Come già detto nell’articolo Orchestrazione e tecnologia, l’orchestra come la conosciamo oggi è il risultato di uno sviluppo di alcuni secoli. Le orchestre cominciarono a sorgere un po’ dappertutto in Europa nel 1600, sebbene non ci fosse nessuno standard del tipo di strumenti e della quantità di musicisti impiegati.
Dall’inizio del 1700, però, il gruppo degli archi fu perfezionato e iniziò ad essere composto da quattro strumenti: violino, viola, violoncello e contrabbasso.
I compositori dell’epoca Barocca, incluso J.S.Bach, sperimentando scrivevano per vari tipi diversi di assiemi. Contrariamente a quanto succedeva nei tempi precedenti in cui, pensa un po’, i compositori scrivevano varie linee melodiche senza avere in mente uno specifico strumento né uno specifico organico, i compositori barocchi scrivevano per assiemi definiti e indicavano, in ciascuna parte, quale strumento dovesse eseguirla.
Inizia la comparsa della strumentazione
Praticamente siamo agli esordi dell’orchestrazione e della strumentazione. Le musiche delle orchestre barocche, grazie allo sviluppo raggiunto dal contrappunto in quell’epoca, erano costituite da varie e intricate linee melodiche simultanee. Di conseguenza necessitavano di un certo numero di esecutori.
Sebbene intorno alla fine del 1600 vi fosse principalmente musica scritta per clavicembalo e archi, con l’inoltrarsi del 1700 le formazioni cominciarono via via a crescere nel numero di elementi.
Comparvero gli ottoni e tutti gli strumenti furono perfezionati per quello che riguarda intonazione e coerenza timbrica.

Con il seguente periodo Classico, il cui inizio viene generalmente associato alla morte di J.S.Bach (1750), gruppi ben definiti di archi (violini, viole, violoncelli e contrabbassi), legni (2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti e 2 fagotti) e ottoni (2 corni e timpani) si affermarono come uno standard. Il numero dei musicisti raggiunse la quarantina di elementi.
Non venivano ancora elencate come sezione a sé stante le percussioni sebbene esse venissero impiegate nelle sinfonie e nell’opera.
A questo punto si può capire come mai le trombe, le quali hanno un’estensione più acuta dei corni, si trovino in partitura al di sotto di essi.
Ciò è dovuto al fatto che i corni comparvero prima in orchestra e anche al fatto che i corni sono considerati un po’ imparentati con i legni che in partitura sono infatti appena sopra i corni stessi.
Inoltre le trombe suonavano praticamente la stessa parte dei timpani che si trova tuttora al di sotto degli ottoni in partitura.
Quindi già qui capisci che gli ottoni cambiano totalmente il colore creato con archi e legni.
Risulta inoltre evidente come l’utilizzo degli ottoni possa essere impiegato sia per enfatizzare gli accenti ritmici, sia per dar forza a un climax, a un tutti orchestrale o a un cosiddetto “hint”, cioè a qualcosa di potente o improvviso che accada in una scena.
Man mano che altri tipi di ottoni si aggiunsero alla sezione, il rigo dei timpani venne spostato di volta in volta più in basso dopo l’ottone più grave. Questa è ancor oggi l’impostazione dei righi di ottoni e timpani nelle partiture attuali.

Una moderna sezione di ottoni seguita dai timpani
Il terremoto provocato dai compositori del periodo Romantico fa emergere infinite gemme per gli orchestratori
Come dicevamo, le percussioni, quando cominciarono ad essere impiegate, non trovavano posto come sezione separata nella partitura. Quando la loro sezione cominciò ad essere elencata come a sé stante, infatti, le percussioni vennero poste sotto i timpani che erano in origine in sezione con gli ottoni.
Fra la fine del XVIII secolo e i primi anni del 1800 la musica conobbe drastici cambiamenti che la portarono dal moderato periodo Classico al non moderato periodo Romantico. Le orchestre divennero molto più corpose.
Il compositore fondamentale di questo periodo è Beethoven, le cui musiche dei primi anni erano di natura classica mentre le ultime che esplorano nuovi confini del linguaggio tonale e delle forme sono considerate a tutti gli effetti di stile Romantico.
Ecco perché, infatti, la vita di Beethoven viene considerata il lasso di tempo in cui si è andati dal periodo classico a quello romantico.

Eccola che appare. Prima gigantesca. Poi diventa quella di cui tutti gli orchestratori sono innamorati
Nel periodo Romantico i compositori arrivarono a scrivere per orchestre sempre più corpose. La musica, inoltre, crebbe in durata e in complessità. I compositori come Wagner, Berlioz, Bruckner, Strauss e Mahler scrivevano per organici che raggiungevano i 200 elementi.
Probabilmente il record è della sinfonia No.8 di Mahler che viene anche chiamata la sinfonia dei mille a causa del gigantesco organico vocale, corale e strumentale.
Negli organici dell’epoca Romantica trovano posto di conseguenza legni aggiunti, ottoni aggiunti, enormi sezioni di percussioni e ovviamente di archi.
In alcune musiche per film dei nostri tempi, infatti, non è troppo inconsueto l’impiego, per esempio, di sezioni di corni formate da 6 a 12 elementi in luogo del normale standard di 4, come pure di numerosi percussionisti che suonano simultaneamente per creare impasti ritmici potenti e complessi allo stesso tempo.
Il record della durata, invece, è sicuramente di Wagner che ha scritto opere che possono durare fino a 7 ore. Musica straordinaria e complessa insieme, quella di Wagner, tanto è vero che ancora oggi si discute riguardo diversi aspetti armonico-contrappuntistici delle sue composizioni.

Già riforniti di ogni bene armonico e contrappuntistico, agli orchestratori ora arrivano anche i doni degli impressionisti
Ai compositori del periodo Romantico seguirono quelli associati alla corrente pittorica degli Impressionisti, fine 1800 e inizi del 1900. Questi compositori privilegiavano il timbro e gli impasti orchestrali. Così come i quadri di quel periodo presentavano scene e soggetti dai contorni sfumati, le musiche si fondavano su complessi impasti orchestrali che fungevano da macchie di colore tese a trasmettere sensazioni. I massimi esponenti di questo genere sono Debussy e Ravel.
Due aneddoti del più grande degli orchestratori
Apro una parentesi: Ravel, è considerato il più grande orchestratore e molto è stato detto su questo suo talento. Si raccontano diversi aneddoti di vita di questo grande artista e due di essi sono sicuramente emblematici.
Il primo riguarda un editore che chiese a Ravel di scrivere un trattato di orchestrazione. Tale trattato, purtroppo, non è mai stato scritto perché Ravel declinò gentilmente la proposta. Egli disse all’editore che semmai avesse scritto sull’orchestrazione allora avrebbe scritto un libro con tutti i suoi sbagli, cioè su ciò che egli riteneva non avesse funzionato.
Che personaggio, vero? Gli sbagli ci sono così utili per capire cosa non fare, e sarebbero stati preziosi conoscere quelli di un orchestratore della portata di Ravel, anche se, avendo noi davanti agli occhi le cose straordinarie che ha fatto, viene da pensare che questo libro di sbagli avrebbe probabilmente contato poche pagine.
Comunque l’accenno agli sbagli, fatto dal più grande orchestratore esistito, fa rendere conto di come l’orchestrazione rappresenti veramente un’arte complessa e quanto il pericolo di scrivere qualcosa che non funziona sia sempre dietro l’angolo.
Un secondo aneddoto di tutt’altra natura riguarda il compositore George Gershwin. Egli era già famoso e avanti nella carriera. Poiché come tutti i grandi anche Gershwin sentiva la necessità di migliorare, andò a Parigi per chiedere a Ravel lezioni di orchestrazione. Ravel rispose più o meno: caro George dato il successo e i soldi che stai facendo, sono io che dovrei venire a studiare da te.
Loro hanno scoperto tutto e ce l'hanno consegnato già bello e sperimentato
Bene, chiudiamo la parentesi e torniamo all’orchestra. Un’altro elemento estremamente utile è quello che diversamente dai Romantici, gli Impressionisti usavano raramente dinamiche molto spinte.
Così mentre i primi sperimentarono l’uso di “colori” accesi e melodie memorabili, i secondi scandagliarono tutto il territorio dei colori tenui e di sofisticatissimi impasti orchestrali e armonici.
A farla breve l’unione di ciò che scoprirono i Romantici unito a quello a cui pervennero gli Impressionisti forma un tesoro inestimabile per noi compositori produttori attuali.
Praticamente loro hanno scoperto tutto quello che possa mai servirci e ce l’hanno consegnato già bello e sperimentato.
Comunque dopo la prima guerra mondiale l’orchestra professionista si ridusse come numero di orchestrali principalmente per i costi proibitivi che potevano avere organici costituiti da 200 o più musicisti.
Conseguentemente, i compositori iniziarono a scrivere per assiemi più contenuti. Un’orchestra sinfonica dei nostri tempi, che in pratica, talvolta con alcune aggiunte, è quella che viene adoperata nel tipo di produzioni che studiamo ed impariamo a emulare in IMJO compositori produttori ha un organico che va dai 90 ai 100 musicisti divisi in archi, legni, ottoni e percussioni (intonate e a suono indeterminato).
L’assieme più numeroso è quello di seguito ed è generalmente chiamato “Legni a 4”.

Organico dei legni a quattro - Click per ingrandire
Questo l'organico più usato nelle musiche di IMJO
Non sono più di due o tre i brani di Imaginary Journeys che sono orchestrati per legni a 4.
Normalmente preferisco utilizzare il più diffuso legni a 3 con alcune aggiunte di ottoni e percussioni. Il mio consiglio è di utilizzare questa formazione perché mentre può tranquillamente riprodurre orchestrazioni sia Romantiche che Impressionistiche, è una formazione più comunemente disponibile in molte orchestre che suonano dal vivo.
I legni a tre prevedono in pratica che il terzo orchestrale della sezione suoni all’occorrenza un altro strumento della relativa famiglia. Queste le combinazioni più comuni nonché quelle usate nella maggioranza dei main title di Imaginary Journeys:

Organico dei legni a tre - Click per ingrandire
III flauto suona l'ottavino
III oboe suona il corno inglese
III clarinetto- suona il clarinetto basso
III fagotto suona il controfagotto
Scorriamo quindi una partitura per un'orchestra tipica dei nostri giorni, come quella del main theme della soundtrack No.6 (A Special House) che può perfettamente metterci a disposizione la possibilità di utilizzare colori e impasti dei periodi Classico, Romantico e Impressionista.
In pratica tutto quello che serve a un compositore professionista di oggi.
Siamo in chiusura, e come al solito c’è tanto che vorrei ancora dirti per il tuo progresso. Per questo non ho avuto altra scelta che pensare a corsi specifici come “L’orchestrazione per il compositore di oggi”
Bene, come sempre ti invito a utilizzare lo spazio commenti anche per dubbi e domande.
Alla prossima, ciao
Domande...?

Alla prossima, ciao.
Giuseppe