Che io ricordi quando qualcuno mi domandava quale fosse il mio strumento musicale la risposta era sempre: la matita. Ho amato il pianoforte da sempre, seguito poi dalla voce, dal flauto, la chitarra e altro, ma lo scrivere, da un certo momento in poi, veniva sempre prima.
La definizione che mi piace di più della musica è che essa è l’arte dei suoni. Non delle note. Dei suoni. Questo è il miglior punto di partenza a parere mio per parlare di orchestrazione.
Ho avuto abbastanza fortuna da poter fare esperienza con molti tipi di assiemi e di poter sentire, quindi, ciò che scrivevo riprodotto da musicisti in carne ossa sia dal vivo che in registrazione.
Ne ho registrati diversi fin dai tempi in cui lo “studio” era il mio bellissimo 4 piste Dokorder a bobine e uno sfavillante Revox che avevo installati nel soggiorno di casa.
Mi sembra ancora di sentire l’odore dei nastri, ripensandoci, per non parlare dell’adorabile pazienza di mia madre che non aveva più un soggiorno….
In realtà, allora, non è che ci fosse un altro modo di poter sentire cosa uno componesse se non tramite degli esecutori. Ehi non parlo di 200 anni fa. D’accordo, non era proprio ieri, ma comunque sono “solo” alcune decine di anni fa. Chiusa parentesi.
La tecnologia non è né buona né cattiva. È il suo uso che può esserlo.
Abbiamo sentito molte volte questo principio e magari penserai cosa c’entra con l'orchestrazione. C’entra perché i progressi tecnologici permettono a dei professionisti di realizzare quasi da se stessi ciò che una volta avrebbe necessitato di 80/100 esecutori di alto livello. Ovviamente, niente può sostituire l’orchestra vera e veri musicisti di talento, ma grazie alla tecnologia un compositore che sia anche musicista oggigiorno può ricoprire anche il ruolo di produttore in tutto e per tutto.
Proprio come avviene da diversi anni per le musiche di Imaginary Journeys, per esempio.
Ovviamente per arrivare a quel tipo di produzioni servono anni di pratica e studio oltre a considerevoli investimenti. Investimenti che uno può fare quando ha imparato cosa gli serve.
Ricordo ancora, infatti, quando da giovane musicista mi dicevo: “ok facciamo finta che abbia una bacchetta magica. Di che cosa ho bisogno per realizzare uno studio di produzione che mi permetta di competere alla pari con le più prestigiose produzioni del mondo?” La risposta? Non ne avevo la più pallida idea e questo mi faceva impazzire!
In realtà anche dal punto di vista di quali materie dovevo studiare, del sapere dove e come studiarle, la cosa non era diversa. Volevo diventare un compositore preparato. Volevo saper scrivere tanto per quartetto che per orchestra sinfonica o per band funky o big band. Ma cosa dovevo studiare per diventarlo?
Non ero interessato a diventare un compositore di musica contemporanea, ma volevo avere una formazione accademica e non, che mi permettesse di scrivere qualsiasi cosa mi fosse saltata in testa o di scrivere per qualsiasi tipo di progetto mi fosse stato commissionato negli anni a venire.
Quindi anche avessi avuto una bacchetta magica, allora, non ci potevo fare proprio un bel niente per realizzare le cose che mi interessavano fino al midollo.
Quando feci l’esame di ammissione in conservatorio per gli studi di composizione mi accorsi che non ero il solo a brancolare nel buio.
Al colloquio ero seduto di fronte a quattro compositori con le cosiddette carte super in regola. Mi sembrava di essere uno scolaretto, benché non fossi proprio un ragazzino e avessi già scritto e fatto un bel po' di cose anche in ambito “colto” come si dice, come ad esempio un brano per 11 ottoni per l’allora Gruppo Ottoni del teatro lirico G.Verdi.
Il brano mi venne richiesto da alcuni dei professori d’orchestra componenti del Gruppo Ottoni che avevano sentito altri miei lavori. Quello che divenne il “Tema per 11 ottoni” fu poi eseguito da questi solisti in diversi concerti con gran finale di ripresa RAI.
T’immagini? Non stavo nella pelle. Pensa dovevo scrivere per 11 professori d’orchestra….2 corni, 4 trombe, 3 tromboni, trombone basso e tuba. Che meraviglia: per me era proprio l’Eden. Quella volta tutto ciò che consegnai loro era partitura e le varie parti singole. Il tutto scritto a mano…Niente demo del brano. Niente stampa della musica.
Strumenti utilizzati per il lavoro: il pianoforte a muro di mia mamma, matita, gomma, carta da musica e un’emozione mista al terrore di non essere all’altezza.
Ok devo confessarlo, era senza dubbio un momento emozionante quando qualcuno presentando il programma del concerto annunciava che Il Gruppo Ottoni del Teatro lirico G.Verdi avrebbe eseguito musiche di: Bach, Beethoven, Farace….
Ma torniamo al colloquio. A un certo punto, per sondare le mie motivazioni, il direttore del conservatorio, che era uno di questi quattro insigni compositori mi chiede: “Perché vuole studiare composizione?” La mia risposta fu istantanea: “perché voglio scrivere musica per film”.
A quel punto si guardarono l’un l’altro evidentemente un po’ perplessi.
A quel punto si guardarono l’un l’altro evidentemente un po’ perplessi. Ragazzi, ve l'ho detto, erano altri tempi. Quindi mi esternarono questa loro sincera perplessità con questa frase: “Non siamo certi che questi studi siano quello di cui lei abbia bisogno. Temiamo di portarla in un’altra direzione.” Risposi loro che non potevo pensare che Morricone fosse un analfabeta. Aggiunsi, inoltre, che chiedevo loro di insegnarmi e che poi avrei pensato io a cosa fare di quanto appreso. Fui ammesso.
A questo aggiungiamo, nessuna esistenza di Internet, vivere in provincia, testi specialistici difficilmente reperibili e quei pochi solo in America.
Beh, altro che bacchetta magica mi ci volle.
Proprio questi fatti ancora vivi nella mia memoria, hanno portato ad iniziare questa nuova avventura di formazione legata al progetto Imaginary Journeys.
La musica è dare. Sì ma io volevo cercare di farlo meglio, volevo essere certo di dare di più. Quindi il decidere di aiutare a venir fuori da guani simili altri musicisti è stata una scelta obbligata, anche perché le cose non sono molto cambiate.
Allora non c’era nessuna informazione. Oggi ce n'è talmente tanta e caotica che è come se non ce ne fosse.
Ma torniamo alla frase del titolo: è l’uso che si fa della tecnologia che determina il nostro bene o male. Perdona il linguaggio semplice, ma mi hanno insegnato che se per spiegare un qualcosa servono interminabili giri di parole, quasi sicuramente quella cosa è falsa….
La tecnologia, ovviamente, non è solo computer e informatica. Tecnologia è anche realizzare uno strumento in grado di emettere un suono meraviglioso tramite delle corde che vanno da un suo estremo all’altro.
Oppure realizzare dei tubi in metallo che permettano tramite una colonna d’aria di produrre dei suoni ora celestiali, ora potenti e taglienti. Per non parlare delle tecnologie necessarie per costruire un pianoforte da concerto, un'arpa, un vibrafono o addirittura un organo.
Ora la tecnologia permette di metterci sotto le dita la riproduzione di quelle tecnologie. Cioè ciò che è stato inventato/creato ieri continua a funzionare.
E questo concetto, per quelli di noi che hanno il privilegio di essere stati rapiti dalla musica, tornerà ripetutamente in molti ambiti strettamente connessi con il comporre/orchestrare.
Infatti, senza conoscere perfettamente gli strumenti musicali originali, senza sapere come viene prodotto il suono, senza possedere nell’intimo le caratteristiche tecniche e quelle espressive proprie dei vari registri di ogni strumento, è probabile che si finisca a fare un guazzabuglio di nessuna utilità.
Ma non solo. Ci si perdono anche tutte le meraviglie contenute nel forziere d’oro che ci si apre davanti ogni volta che si ha a che fare con una grande orchestra o con un raccolto quartetto.
È importantissimo l’ascolto della “cosa vera".
Per capire di cosa sto parlando ci vuole un altro fondamentale concetto: È importantissimo l’ascolto della “cosa vera". La cosa vera è quella che si ascolta in teatro o comunque in ambiti di quel genere.
Per esempio, Fulvio qui in studio, dopo dieci anni di ferrea gavetta e apprendistato è oggi il mio ingegnere del suono preferito e anche l’unico a cui mi sogno di affidare mix e mastering delle musiche di IMJO.
Parte determinante di quella formazione è stato l’ascolto settimanale, per anni, di concerti e sinfonie al mio fianco in IV fila in teatro.
Avevamo sempre i posti così davanti proprio perché Fulvio potesse essere a un passo dal direttore e sentire quasi esattamente quello che il direttore stesso sentiva.
Traduco: per scrivere per l’orchestra o per mixarla devi conoscere professionalmente come essa suona realmente. Come respira.
Solo così si può arrivare ad avere un’idea di che succede e che sensazioni si librano nell’ascoltatore se mentre, per esempio, i primi violini che sono posizionati davanti a sinistra, eseguono il tema e un fagotto che si trova in fondo e sul lato opposto, interviene.
Perché il compositore voleva che l’ascoltatore si voltasse a destra? Eh sì, perché in genere quando sentiamo un suono istintivamente ci voltiamo verso la sorgente di quel suono. In teatro può voler dire anche 30 metri o più di distanza dai violini.
Si capisce bene che riprodurre queste cose con gli strumenti virtuali prevede innanzitutto il concetto di cui abbiamo appena detto: bisogna conoscere come suona la cosa vera, non la sua riproduzione.
L'ascolto da cd o da internet serve a poco per lo scopo
L’ascolto da cd o Youtube serve a poco per questo scopo. Perché? Ma perché non senti l’orchestra ma quello che stanno riprendendo i microfoni. Microfoni piazzati senza dubbio con perizia.
Ma questo, per il momento e credo anche per il futuro, non ha niente a che vedere con il trovarsi davanti al suono di oltre 80 musicisti.
E allora Giuseppe? Che facciamo?
Un super master in orchestrazione
Se vuoi padroneggiare l’orchestra innanzi tutto ti ci devi tuffare dentro….Vai a tutti i concerti che ti è possibile. Poi riassisti ai concerti che ti sono piaciuti di più al turno successivo del giorno dopo. Questo ti permetterà di cogliere molti particolari in più.
Mi dirai che è costoso. Certamente, ma come ti dicevo, qua facciamo sul serio. Comunque sarebbe opportuno acquistare un abbonamento che offre normalmente uno sconto.
È d’aiuto ricordare che andare ai concerti vuol dire, nel nostro caso, essere iscritti ad un costoso e super professional master. Ti suggerisco infatti di prendere l’abbonamento anche per indicare, diciamo, alla mente, che stai seguendo un corso di studio che fa parte del master in orchestrazione che vuoi conseguire.
Le tre fasi del master in orchestrazione
È necessario andare a teatro preparati. Cioè bisogna ascoltare nei giorni precedenti il concerto, tramite CD o come riesci e più volte, almeno il brano più importante della serata in modo che non sia completamente nuovo per te quando sarai in “classe” (in teatro).
Questo perché è un master che prevede anche il lavoro a casa. Ancora meglio se l’ascolto a casa lo si fa con partitura del pezzo alla mano….
In questo caso ascolta il pezzo nella sua interezza prendendo nota di quali sono i passaggi, che ti piacciono di più o che trovi interessanti.
Dopo di che analizzali attentamente uno per uno ponendoti queste prime domande:
- 1A chi è affidato il tema o comunque la parte in primo piano?
- 2È uno strumento solo, un’intera sezione o un assieme di 2 o 3 o più esecutori?
- 3Quale parte/parti dell’orchestra ricoprono, diciamo, il ruolo di secondo piano (contrappunti, elementi ritmici, etc.)?
- 4Quali sono le parti di terzo piano prettamente armoniche? Chi le esegue?
- 5Come sono indicate in partitura le dinamiche, rispettivamente per il primo piano, per il secondo e per il terzo?
Quando si hanno ben chiare le risposte si è pronti per andare in…”classe” e trarre il massimo.
Ultima fase del lavoro: provare a vedere quanto si è in grado con le librerie di virtual in possesso di avvicinarsi a riprodurre quanto sentito prima in CD e poi dal vivo.
Credo sia ovvio che preparandoti in questo modo farai dei progressi enormi e che quindi i soldi spesi per il teatro saranno poca cosa rispetto a quanto ne guadagnerai in formazione.
Non occorre andare in un costosissimo college in america, soprattutto se non hai imparato già tutto quello che puoi imparare qui a casa tua.
In tutto il mondo sugli spartiti degli orchestrali e sulle partiture del direttore c’è scritto: p, mp, f, fff, etc. Cioè piano, mezzo piano, forte, fortissimo. Oppure Espressivo, andante, adagio, rallentando…insomma è sempre tutto scritto in Italiano! Vorrà pur dir qualcosa, non ti pare?
Come mi disse da ragazzo un amico concertista: puoi studiare in qualsiasi parte del mondo, cameretta tua compresa (e non avevamo la più pallida idea che molti anni dopo sarebbe arrivato internet…).
Oltre a quel meraviglioso master in teatro ci sono poi molte questioni che possono essere sezionate una a una che possono darti la possibilità di assimilare l’orchestra, assumerla dentro di te e quindi poter con cognizione produrre la tua musica utilizzando strumenti virtuali e quanti più possibili strumenti reali.
Come realizzare questo ambito obiettivo? Ce ne occuperemo passo passo in corsi di approfondimento specifici perché credo sia ovvio che il discorso non può certo esaurirsi in un articolo, per quanto ci si possa mettere d’impegno a scriverlo.
In ogni caso hai già un piano di lavoro che puoi applicare da oggi stesso:
Ecco il piano di lavoro per il "master in orchestrazione"
Prima fase: a casa
- 1Ascolto ripetuto del brano intero i giorni precedenti il concerto
- 2Identificare sulla partitura i passaggi che ci interessano particolarmente e quindi rispondere dettagliatamente alle domande indicate precedentemente
Seconda fase: in teatro
Al primo turno: posto centrale in platea, vicino quanto possibile all’orchestra, ma senza finire proprio sotto il palco (4 fila?)
Al secondo turno, posto in platea sempre centrale ma questa volta un po’ arretrati diciamo 13-15 fila. Sarà quindi un ascolto meno dettagliato ma più d’assieme in cui si percepirà anche un po’ più il suono della sala, cioè il riverbero ambientale che magari poi terremo di riferimento quando saremo al mix in studio o in home studio che siano.
In entrambi i turni tenere presenti i punti seguenti:
- 1Ascoltare come suonano nella realtà sia il brano sia quei passaggi che ci interessano particolarmente e che avremo imparato a casa e che conosceremo come le nostre tasche.
- 2Prestare attenzione a dove si trovano fisicamente gli strumenti e a come la loro posizione determina cosa si sente/percepisce sia in termini acustici che emozionali. (Gli eventuali schemi che illustrano com'è disposta un'orchestra sono utili solo dopo che hai visto la "cosa vera" con i tuoi occhi e orecchie)
- 3Cosa fa il direttore? Ti sembra che stia letteralmente “suonando” l’orchestra oppure no?
- 4In generale i tempi sono simili a quelli che avevi sentito a casa, più veloci, più lenti? Quali preferisci?
- 5Quanti esecutori compongono le varie sezioni? Contali.
Terza fase: con la tua DAW
Realizzazione di qualcuno o tutti i passaggi studiati e ben sentiti in CD e dal vivo utilizzando le proprie librerie virtuali.
Un salto di qualità senza pari nello scrivere per orchestra.
Credo sia facile immaginare quanto queste tre fasi di lavoro possano far progredire da subito e ogni volta di più. Quindi l’opportunità di fare un lavoro simile cioè che comprenda le tre fasi, in realtà non ha prezzo.
Il compositore di oggi, come abbiamo già detto molte volte, è anche produttore e deve sapere molto bene come le cose suonino nella realtà per poter riuscire ad avvicinarcisi il più possibile quando poi starà producendo la sua musica.
Per quel che mi riguarda non ci sono due momenti: il momento in cui penso il brano al pianoforte e poi il momento in cui orchestro quel brano. Se è per pianoforte è per pianoforte. Se è per orchestra è per orchestra dalla prima nota. Cioè non penso a composizione e orchestrazione come due cose separate.
Certo, a volte mi servo del piano per buttare giù una bozza magari per avere idea della struttura complessiva del brano, ma poi lavoro direttamente alla partitura. Per farlo uso il programma di scrittura che nel mio caso è Sibelius dal '92…
Apro piccola parentesi. Ultimamente altri programmi di scrittura stanno saltando fuori. Ho in programma di provarli e sicuramente ne darò conto.
Concludendo, il comporre e l’orchestrare per me si chiamano comporre per orchestra. Non sono due momenti diversi. Tutte le variazioni per piano solo delle soundtrack di Imaginary Journeys, per esempio, sono appunto variazioni e come tali sono nate, infatti, dopo la realizzazione del main title orchestrale.
Questa è la concezione che porterò avanti con chi vorrà seguirmi in questo infinito mondo di meraviglie che è la musica, e meglio ancora il mondo della musica che ognuno ha dentro.

Come al solito lo spazio per i commenti, qui sotto, oltre a farmi sentire che ci sei, è ottimo per le domande.
Alla prossima
Giuseppe
Gentilissimo Giancarlo, grazie veramente di questa tua bellissima presentazione. Come immagini sono sempre un po’ in corsa… ma ti ho letto parola per parola con molto piacere e interesse. Ti dico subito che l’età non costituisce alcun ostacolo purché, ovviamente, ci si tenga in forma. Come artisti abbiamo bisogno di vivere per poter raccontare tramite le nostre musiche. Quindi aver vissuto è un vantaggio e non certo un handicap. Anzi, gli anni di vita ci sono necessari per maturare.
Proprio per questo, tra l’altro, nello sviluppo di IMJO Compositori-Produttori penserei di suggerire tutta una serie di tecniche. e varie pratiche dedicate proprio ai musicisti, che applico da molti anni come investimento sulla salute e che mi hanno rivoluzionato la vita. Vedremo. A presto Giancarlo e grazie ancora di questa tua bella presenza!
Grazie Marco, sei veramente gentile. Lavoro costantemente allo sviluppo di questo progetto e mi fa molto piacere che tanto lavoro sia utile alla tua musica. Ci vediamo alla prossima email.
A presto
Ciao Giusepe…sono Giancarlo Jack Ciocca Vasino e ti ho scritto la settimana scorsa perchè non vedevo arrivare la mail settimanale;ho deciso di farmi sentire subito,perchè sono rimasto colpito dal video più di quanto non lo sia stato la volta scorsa.Ho visto in te questa volta alcuni momenti che mi sono parsi quasi di “commozione” mentre parlavi;forse commozione è un termine esagerato, ma un poco di emozione l’ho vista nei tuoi occhi e ciò mi ha colpito molto come ti dicevo.
Io ho sessanta anni e nella vita ho fatto e faccio tutt’altra cosa, ma la musica mi ha sempre fatto compagnia fino dalla più tenera età ed in famiglia.Io provengo da un piccolo paese posto sulle Prealpi piemontesi nella provincia del VCO e più precisamente sulle montagne che circondano il lago d’Orta;sono di Quarna Sopra e ne sono molto fiero…forse avrai già sentito il nome di questo paese perchè vicini quasi gemelli , esistono i paesi di Quarna Sopra e Quarna Sotto;dicevo che potresti aver già sentito nominare Quarna anche perchè a Quarna Sotto dall’inizio del secolo scorso si fabbricano strumenti a fiato di buona fattura che ultimamente hanno ulteriormente migliorato nella loro qualità ed in particolare Saxofoni.Dal canto mio , personalmente mi sono avvicinato alla musica come dicevo, grazie alla famiglia,e poi penso anche che in piccoli paesi,soprattutto grazie alle Bande Musicali la conoscenza e la frequentazione della musica fosse molto diffusa,probabilmente anche più che nelle grandi città, ma non era di questo che volevo parlare (almeno per ora),ma ti volevo solo dire che per me,il passo è stato davvero breve;qualche lezione di pianoforte, un po’ di teoria, e,come succedeva spesso, dopo una sommaria preparazione l’ingresso nella banda e aggiustati.Per la cronaca devo dire che i piccoli paesi di Quarna Sopra e Quarna Sotto pur contando meno di mille abitanti insieme, avevano una Banda ciascuno e ciò fino agli anni ottanta.Io dal canto mio,cercai di “istruirmi”frequentando un corso biennale per “MAESTRI DIRETTORI DI BANDA” presso il Conservatorio di Torino, e per me quelle furono le basi per la conoscenza della strumentazione per banda, ed oggi sono molto pentito di non aver scelto questa strada dal punto di vista professionale, anche se in seguito non ho mai abbandonato sia la frequentazione alle bande che lo studio per conto mio di questa disciplina allargandola a piccole composizioni e orchestrazioni/arrangiamenti anche per gruppi diversi tipo Big Band.Non ti tedio più con la mia vita, ma ti voglio solo comunicare la mia gioia ed il mio entusiasmo nel conoscere la tua attività e nell’aspettare le tue mail e video,che ascolto con grande interesse.Spero che questa “avventura” possa continuare,(lo dico perchè nel frattempo mi devo occupare anche di lavoro ancora per qualche anno,per cui spero di avere del tempo da dedicare ai tuoi consigli)e che alla fine mi indichi come sono certo, una strada che nonostrante la mia età, mi possa dare ancora qualche soddisfazione.
Grazie per quello che fai
Giancarlo Jack Ciocca Vasino
Fantastico