Premessa
Molte sono le competenze di un compositore dei nostri tempi. Basti pensare che oltre tutte quelle riguardanti squisitamente la composizione vera e propria ve ne sono molte altre richieste per poter produrre, quantomeno a livello dimostrativo, una traccia audio di quanto composto.
Mi sembra totalmente inutile elencare tutte queste conoscenze nel particolare per il momento.. Vi ho accennato per essere sicuro che si comprenda che diventare un compositore professionista attuale, a mio avviso ed esperienza, vuol dire studiare e sperimentare. Sempre. Per sempre.
Compatibilmente alla quantità di tempo che non è impiegato a scrivere musica, sebbene anche in quel contesto, purché i tempi di consegna non siano strettissimi, non si dovrebbe mai sedersi totalmente su ciò che si è già acquisito e provato.
Il motore di questo studio dovrebbe essere un'indomabile volontà e desiderio insopprimibile che ogni nuovo giorno ci trovi un po’ più bravi del precedente.
Come in quasi tutte le discipline, sono la perizia dei fondamentali, di pari passo con una ferrea auto-disciplina, che fanno la differenza.
Spero che questa premessa non scoraggi ma anzi entusiasmi. Scrivere musica fa parte delle sofisticate e straordinarie facoltà concesse agli esseri umani e, come avviene parimenti per le altre umane capacità, anch'essa quanto più viene affinata ed educata, tanto più è fonte di soddisfazione e puro godimento, sperabilmente, non solo per se stessi.
Cominciamo, allora.
Spesso qualche studente di composizione (e vorrei sapere quale compositore non continui per tutta la vita a considerarsi uno studente) mi chiede di fissare una sessione su Skype per avere un giudizio e coaching.
In genere vedo che essi possono rientrare in due categorie: coloro che diciamo hanno una certa dimestichezza con l’uso delle tecnologie di produzione e cioè software, librerie di suoni, DAW, mixaggio etc, e coloro che hanno una formazione diciamo più accademica riguardo la composizione.
Dai primi è facile aspettarsi un buon mix finale, però sovente dal punto di vista compositivo melodie e temi sono in genere poveri se non assenti.
Coloro più preparati dal punto di vista della composizione vera e propria denotano invece un utilizzo spesso terribile dell’uso delle summenzionate tecnologie e quindi con risultati deludenti pur se la composizione risulta efficace.
Come compositori moderni, come abbiamo già detto, è necessario avere competenze nel comporre e nel produrre.
Ecco perché volendo cominciare dalle fondamenta partirò proprio da:
TEMI E MELODIE
Per la totalità dei generi di musica di cui ci occupiamo qui in IMJO Formazione - Compositori, come la musica per film, le canzoni d’autore, i jingle etc, la qualità melodica di ogni elemento è estremamente determinante. È in definitiva questa la caratteristica che contraddistingue il compositore professionista e, ovviamente, le musiche più famose.
Che si tratti del tema principale, di una frase di contrappunto, della linea di basso, delle parti interne dell’armonia o della parte più esposta di essa.
Tutte, compatibilmente, devono avere un buon andamento melodico, cioè dovrebbero essere cantabili. Per poter acquisire questa abilità di scrittura il compositore deve ovviamente esercitarsi e conoscere quali sono le caratteristiche di base di una buona linea melodica.
Naturalmente ci sono delle gerarchie per quanto riguarda il grado di densità e forza di ognuno degli elementi melodici precedentemente accennati.
È evidente, infatti, che il tema, o comunque la parte cantata o del solista, è la prima per ordine d’importanza, seguita però dalle altre in stretta misura. Queste ultime non resteranno mai, diciamo, “a far tappezzeria”.
Saranno, invece, sempre pronte a manifestarsi e a prendersi il loro momento “sotto i riflettori”, magari in occasione di una pausa o di una nota lunga del canto o del tema principale.
Talvolta nelle parti “secondarie” all'aspetto melodico si aggiunge anche un aspetto ritmico che crea movimento o aiuta il tema principale ad essere più dinamico.
In ogni caso il mio consiglio è, però, di non considerare mai le parti secondarie come una sovrapposizione di suoni che se ne stanno là a farci semplicemente sentire un accordo.
Certo, ci potranno essere delle situazioni in cui avere tutto fermo è quello che desideriamo, ma anche in quella situazione l’aspetto melodico richiederà sempre la sua cura.
Il modo migliore per sviluppare la tecnica melodica, a mio avviso e non solo, è quello di scrivere ogni giorno melodie senza il benché minimo accompagnamento armonico o ritmico.
Questo esercizio, se fatto come si deve e mettendo in pratica le “regole” della buona condotta melodica universalmente riconosciute in tutte le epoche, è meno semplice di quanto si potrebbe credere ma dona un potere straordinario alla “mano” del compositore.
La competenza sviluppata tramite questo “allenamento” sarà un patrimonio che tornerà utile in mille situazioni e, inoltre, si percepirà la professionalità del compositore anche all’ascolto di un piccolo jingle.
La pratica di scrivere melodie nude e crude, in diverse tonalità, modi e tempi è un esercizio che con il tempo potrà veramente accrescere molto la tecnica compositiva personale e fare veramente la differenza.
Sviluppare questa pratica e allenare l’orecchio a sentire e cogliere opportunità di migliorare anche un breve passaggio formato da pochissime note è già un’arte di per sé.
Personalmente sono molto appassionato di quest’ultimo aspetto creativo. Devo anche dire che ho avuto la fortuna di ricevere ottimi insegnamenti su questo argomento fin dall’inizio.
Ahimé, talvolta questa passione mi ha portato a spendere molto tempo nel rifinire un singolo passaggio della durata di qualche secondo. Non me ne sono però mai pentito, alla fine.
Semmai potrebbe succedere di pentirmi se facessi il contrario, ma che io ricordi non l’ho mai fatto.
Questo con buona pace del mio maestro di composizione e di contrappunto e fuga, Guido Pipolo allievo di Giulio Viozzi, che premeva, quando andavo a lezione, perché portassi più materiale da esaminare.
Era sempre una “lotta”, perché questa mia enorme attenzione ovviamente mi obbligava a spendere molto tempo, come dicevo, su poco…e quindi cercavo di scrivere, nel limite della decenza, spaziando quanto potevo le note in modo che il maestro, almeno sul primo momento, avesse l’impressione che avessi portato più elaborati…robe da ragazzi, ovviamente.
Comunque questo maestro, devo dire veramente austero e che non finirò mai di ringraziare per tutto ciò che mi insegnò, alla fine non si è mai dispiaciuto per questa mia fissazione. (Molte volte ridendo gli dicevo che aveva creato un mostro….)
In ogni caso per quel che mi riguarda, questa cura della melodicità dev’essere alla base dello scrivere, come compositore.
Per questo il mio invito è di iniziare immediatamente a esercitarsi con assiduità in questa pratica.
È possibile utilizzare matita e gomma o anche software di scrittura musicale se si è velocissimi nell’usarlo, ma è imperativo che queste melodie siano in forma scritta.
Chiaramente una trattazione esaustiva su quali sono le caratteristiche che conferiscono una buona melodicità non può certo essere confinata allo spazio di un articolo.
Anche il feedback da parte dell’insegnante, specie all’inizio, è, credo, insostituibile.
3 punti chiave per scrivere temi e melodie propriamente
Ecco comunque 3 punti chiave che possono veramente aiutare a scrivere propriamente temi e melodie che siano efficaci.
1 - L’ESTENSIONE DELLA MELODIA. Diciamo che il tema o aria principale non deve avere un'estensione, dalla nota più grave a quella più acuta, inferiore ad una sesta maggiore. Questo, per me, rappresenta un limite invalicabile. In ogni caso personalmente considero una melodia che non raggiunga l’ampiezza di almeno un’ottava, in generale povera e sicuramente migliorabile.
Vediamo l’applicazione nella pratica tramite il main title della soundtrack No.3 di Imaginary Journeys: Magic River eseguito con il flauto un'ottava sopra.

Esaminiamone quindi questo primo aspetto: l’ampiezza.
Possiamo vedere che la nota più grave è un sib3 mentre quella più acuta è un La5. In totale quindi il tema spazia per 1 ottava + una settima maggiore.


Come avevo anticipato si tratta di un tema veramente ampio che certo non rappresenta la media. In ogni caso credo dimostri chiaramente come una melodia possa espandersi quasi senza limite.
Se si sta scrivendo una melodia che debba essere interpretata da un cantante, comunque, in genere una decima è sicuramente una buona ampiezza.
Ancora un piccolo suggerimento: scrivere una singola nota con un salto ampio seguita da un’altra immediatamente dopo presa con un altro salto questa volta in senso opposto non conta ai fini dell’ampiezza della melodia. (vedi fig.)

Ovvero, se con un salto cambiamo registro è poi necessario sviluppare parte della melodia in quel registro prima di abbandonarlo. Solo così saremo sicuri che l’ampiezza di quella melodia annoveri anche le note di quel ulteriore registro preso per salto.
2 - LA QUANTITÀ DI NOTE DIVERSE UTILIZZATE.
Come sappiamo la scala fondamentale nella musica occidentale è quella di 12 semitoni. È da essa che derivano poi tutte le altre. Le scale sono, per così dire, la riserva di note che abbiamo a disposizione sia per le linee melodiche e sia per l’armonia. (Chiariremo ovviamente e più dettagliatamente questi preziosi concetti di base negli articoli dedicati all’armonia)
In musica non c’è la necessità di risparmiare il “capitale” di note che ci fornisce una determinata scala o scale. Anzi, la musica, come qualsiasi altra arte, è innanzitutto dare a piene mani, seppur con discernimento, se mi permetti il paragone. Quindi nello scrivere la melodia bisogna controllare se fra le pieghe delle tasche (la scala) non ci siano rimaste nascoste delle note che non stiamo utilizzando.
Quindi, dopo l’intuizione iniziale grazie alla quale abbiamo cominciato a scrivere una nuova melodia, sarà opportuno controllare quali note NON abbiamo ancora utilizzato.
Quindi vediamo in pratica le note adoperate e NON adoperate in Magic River:

Come si vede alla fine sono stati adoperati quasi tutti i 12 semitoni. Questo non è accaduto da se, ma al contrario assolutamente di proposito tramite molta cura.
3 - LA VARIETÀ Per verificare il grado di varietà conviene chiedersi: c’è nella melodia un buon equilibrio tra passaggi di note congiunte e salti?

Ovviamente non è possibile definire questo equilibrio con una qualche formuletta. L’esercizio e il feedback dell’insegnante determinano nel tempo l’affinamento dell’orecchio e l’orecchio determina tutto il resto, coadiuvato, naturalmente, dalla razionalità che controlla, che gli elementi siano tutti presenti e nel “giusto” ordine.
Come va? Son riuscito a intimidirti invece che darti forza? Spero di no, dai. Tutte le musiche più famose ed amate in realtà sono melodie famose, che si tratti di John Williams o di Puccini.
Per riassumere possiamo dire che di qualsiasi genere di musica si tratti, l’aspetto melodico di tutti gli elementi è in assoluto l’aspetto che più concorre a far arrivare con successo la musica stessa al pubblico, a un cliente per il quale si è scritto un jingle, a un regista con cui si collabori.
Quindi prima di tuffarsi i roboanti tappeti “orchestrali” o in complessi giri armonici di accordi o ancora in virtuosistiche successioni di note, ciò che bisogna imparare è scrivere propriamente melodie. Ciò che avremo imparato, poi, guiderà anche il nostro gusto per armonia e orchestrazione.
Una buona melodia da sola è già una musica completa. Difficile emulare questa completezza e immediatezza, utilizzando solo accordi e impasti orchestrali creati anche con le più costose librerie di strumenti virtuali.
Potremo approfondire questo argomento ben oltre questo esiguo spazio, ma quanto visto oggi può cominciare ad essere applicato immediatamente e proficuamente:
- 1Allenarsi a scrivere melodie nude e crude in varie tonalità, modi e tempi
- 2Far in modo che queste melodie abbiano un'ampiezza di almeno una sesta maggiore
- 3Verificare il numero di note diverse utilizzate e quali NON utilizzate (e controllare che non se ne possa adoperarne di ulteriori)
- 4
controllare l’equilibrio tra passaggi di note congiunte e salti, cioè che non vi sia una eccessiva predominanza degli uni o degli altri.

Bene è tutto per oggi. Hai domande? Utilizzare lo spazio per i commenti qui sotto è il mezzo più pratico e veloce.
A presto,
Giuseppe
Grazie a te Paolo è un piacere lavorare con persone come te in squadra
Grazie, davvero una lezione interessante
Ne sono molto lieto, Marco. Grazie
Grazie, tutto molto chiaro
Gentile Fiorenzo, i fondamentali faranno sempre la differenza. L’hanno fatta ieri e non c’è dubbio la faranno anche domani. E il bello è che essendo appunto i fondamentali sono validi per qualsiasi tipo di musica compreso “Tanti auguri a te” o uno dei canoni a 4 voci più famoso come “San Martino campanaro”. A presto e grazie del commento
Lezione interessante, ha dipanato qualche dubbio che avevo perché leggendo partiture di musica pop o jazz o musica da film il cantato (melodia) era sempre in intervalli brevi. Spero di imparare.